Co-housing. Co-living, tiny-house sono realtà che si stanno ritagliando uno spazio sempre più consistente nel mondo, e anche nel nostro paese qualcosa si sta muovendo.
Ma di cosa stiamo parlando?
Nuovi stili di vita non ordinari che si discostano dalla classica e statica concezione di casa.
Il fenomeno del co-living e del co-housing prevede la possibilità di condividere spazi abitativi con altre persone.
Ma perché convivere con qualcuno che spesso neanche conosciamo?
Tutto nasce dalla necessità reale di dividere i costi dell’affitto, delle bollette o delle classiche spese domestiche che stanno diventando sempre più insostenibili, soprattutto nelle grandi città.
Co-living e co-housing come risposta al precariato
Si può quindi inquadrare il co-living come uno strumento di misurazione delle difficoltà economiche dei nostri tempi ma anche come atto di reazione e adattamento al contesto che la società oggi ci propone.
Il Corriere della Sera pone l’attenzione sulla “Generazione Affitto”, un’ampia fetta di popolazione nata tra gli anni ‘80 e ‘90 che sceglie di condividere l’abitazione con degli sconosciuti per far fronte alla precarietà del lavoro e ai costi sempre più alti.
Generalmente, ogni abitante della casa ha una propria camera da letto e condivide con i coinquilini cucina, salotto e bagno.
Parliamo soprattutto di lavoratori da remoto o giovani che si sono trasferiti da poco in grandi città e la loro permanenza è spesso limitata a pochi mesi.
Un fenomeno simile ma allo stesso tempo diverso è quello dei co-housing: complessi abitativi con alloggi privati che però convergono in ampi spazi comuni, permettendo all’individuo di sviluppare al meglio la propria socialità.
Questa tendenza è nata in Danimarca negli anni ’60 e ha preso piede soprattutto negli Usa.
Adesso la realtà dei co-housing è arrivata anche in Italia e coinvolge ceti e gruppi sociali diversi.
Se prima infatti la condivisione di uno spazio abitativo era una prerogativa di giovani lavoratori o studenti fuori sede, ora si presenta come un fenomeno che abbraccia anche gli ‘insospettabili’ adulti e anziani.
Ca.za: la nuova co-housing per anziani
In questo senso vi raccontiamo con grande piacere la storia di Marianna Ungaro, Eleonora Quacquarelli e Giada Caricato, tre ragazze che, a Brindisi, hanno dato vita ad una realtà innovativa e di successo: Ca.za.
Come si legge su “La Repubblica”, si tratta di un progetto finanziato dalla Regione Puglia e vincitore del bando di Laboratorio di Innovazione Urbana del Comune di Brindisi.
Casa Zamalek mette a disposizione di sei inquilini over 65 un’abitazione completamente arredata.
Ca.za si pone così l’obiettivo di combattere la solitudine degli anziani che si ritrovano, per vari motivi, sempre più isolati; li mette in condizione di condividere la quotidianità e riprendersi il proprio spazio sociale attraverso varie attività creative e produttive.
Il tutto – che non guasta - a due passi dal mare.
Tiny-house, off the grid e la nuova concezione di "casa"
Negli ultimi anni, proprio gli anziani si stanno rendendo protagonisti nell’approccio a una nuova concezione dell’habitat domestico e sempre di più si stanno immergendo in uno stile di vita “off the grid”.
Grazie a Il Giornale delle Belle Notizie veniamo a conoscenza della storia di Bette Presley, una 72enne che che ha deciso comprare una tiny-house, una casa-camper alimentata a pannelli solari che possa permetterle di andare ovunque.
Un altro caso è quello di Shirley Louiselle che ha aperto un’azienda di tiny-house affittabili da anziani.
“Next Door Housing” infatti mette sul mercato case personalizzabili e che dispongono di tutti i confort per agevolare anche gli inquilini con maggiori difficoltà fisiche e motorie.
Costi ridotti, mobilità e stretto contatto con la natura: ecco come, da semplice alloggio, casa diventa un habitat ecologico, sostenibile, smart.
Non ci sorprende che le tiny-house acquistate dagli over 60 stiano aumentando di anno in anno e questo che non può che farci contenti.
Su MetrOfficine si troverà sempre spazio per ciò che può rappresentare un’evoluzione e un miglioramento delle condizioni abitative, economiche e sociali delle persone e per questo facciamo in modo di accoglierlo e condividerlo il più possibile.
Le nuove frontiere dell'abitare stanno sovvertendo la classica e - ormai - anacronistica concezione di casa, permettendo all'abitante di riappropriarsi di alcuni aspetti della propria vita che progressivamente stava perdendo.
Un chiaro esempio di come si possa reagire e ripartire da una situazione che ci mette in difficoltà e da cui non vediamo via d'uscita.
In fondo, tali fenomeni ci dimostrano ancora una volta che non è mai troppo tardi per dare una svolta e che abbiamo sempre modo di trovare un'alternativa.
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