top of page
Immagine del redattoreFrancesco Minni

Tiny Homes Detroit, una casa per restituire dignità

Aggiornamento: 20 gen 2022

Alcune settimane fa, vi avevamo parlato delle nuove frontiere abitative che si stanno affacciando sul mondo dell’immobile negli ultimi anni.


Abbiamo raccontato del fenomeno delle co-housing, delle tiny house e di come queste stiano prendendo sempre più spazio. Efficienti alternative alla classica concezione di casa, il cui investimento risulta essere tanto dispendioso quanto necessario.


Infatti, investire su un immobile di proprietà è spesso uno dei nostri obiettivi primari.


Ciò che ci ricorda Napoli Monitor non fa altro che confermarlo: nel dopoguerra, meno della metà delle famiglie italiane possedeva una casa di proprietà, mentre oggi i numeri sono cresciuti a dismisura.


Si potrebbe pensare al boom economico, all’incremento demografico, all’esodo nei grandi centri urbani, ma c’è dell’altro.


Come apprendiamo da TrueNumbers, il 73% della popolazione italiana è proprietario di casa, un dato che ci pone al di sopra della media europea (69%) e di paesi come Germania e Francia.


Incredibilmente, però, non ci collochiamo ai primi posti in questa speciale classifica: i veri grandi proprietari sono i paesi dell’Est-Europa, con il picco rappresentato dalla Romania (96%).





Emancipazione, prospettive, omologazione: cosa ci porta a investire sulla casa


I dati riportati sopra ci portano quasi naturalmente ad una conclusione: più un paese è ricco e meno si investe sul mattone.


Ma perché chi ha poca disponibilità risulta maggiormente incline a caricarsi sulle spalle un tale investimento?

Per quanto oneroso, l’acquisto di un immobile assume le vesti di necessità per chi può contare su esili garanzie dal punto di vista economico, una solida realtà per affrontare un futuro pieno di incertezze.


Rappresenta il primo passo verso l’emancipazione economica, un traguardo da raggiungere al più presto, una base su cui costruire il proprio progetto di vita, uso e consuetudine ben radicata nel tessuto sociale.


E non è raro che l’obiettivo sfoci in costrizione, come se non si potesse fare parte della società senza sfoggiare un bel mutuo pluridecennale, una decisione presa per convenzione più che per convinzione.



Casa, un rifugio che nasconde povertà e disagio


«La proprietà, sebbene per lo più associata a migliori condizioni abitative, non è di per sé una garanzia sufficiente a prevenire situazioni di disagio. […] In Italia nel 2016 la percentuale di individui poveri che vivevano in una abitazione in proprietà era di circa il 20%.» "Casa dolce casa? Italia, un paese di proprietari" di Filandri, Olagnero, Semi (Mulino, 2020)

Chi può dire di non conoscere persone che, pur di acquistare un’abitazione, si caricano di un peso tanto gravoso, spesso al di là delle proprie possibilità?


Del resto, casa non è solo sinonimo di spazio domestico o nido familiare. Casa significa avere successo, costruire qualcosa, un bene su cui basare il futuro, un’eredità.


Al giorno d’oggi un investimento di tali dimensioni è un lusso che in pochi si possono permettere e chi non ce la fa si sente tagliato fuori, privato della propria dignità personale.


Di soluzioni ce ne sono poche, è la conseguenza di un sistema economico e commerciale che mette tutti in competizione, premiando i pochi che vincono la sfida e lasciando indietro tutti gli altri.



Tiny Homes Detroit, una casa per i poveri


Fortunatamente c’è sempre modo di restituire dignità a chi l’ha persa e non vede come potere rialzarsi.





È qui che entra in gioco Cass Community Social Services: un’associazione che, negli Usa, mette a disposizione dei poco abbienti delle tiny house a un costo vantaggiosissimo:


$ 0,00


Un totale di 25 case perfettamente arredate e funzionali, costruite da artigiani professionisti e volontari che Tiny Homes Detroit consente di acquistare a chi ha un reddito annuo inferiore ai 10000 dollari. Il tutto senza la necessità di contrarre un mutuo.





Non si tratta neanche di un affitto a riscatto: il destinatario partecipa a un programma di sette anni dopodichè ha diritto di possedere la tiny house, compreso il terreno su cui poggia. Ne diventa il proprietario legittimo.


Scrivendo direttamente sull'app di messaggistica interna di MetrOfficine, la Rev. Faith Fowler, CCSS Executive Director ci spiega come funziona:


"The 25 homes are "rent then own" meaning the residents do not pay for the houses. They participate in a seven year program and, at its conclusion, they are given the homes. Some residents make as little as $7,000 annually but all are low-income. Once they own the homes, they should be worth between $60,000 and $80,000.
They will be able to sell them, keep living in them, and/or leaving them to others at the time of their deaths (thus impacting generational poverty.)"
Rev. Faith Fowler, CCSS Executive Director

Questo significa che alla fine del percorso di 7 anni, gli assegnatari arrivano di diritto a possedere un'abitazione del valore di 60.000-80.000 dollari.

A quel punto, una volta divenuti legittimi proprietari, possono decidere cosa farne: viverci, venderli, lasciarli in eredità.


Gli alloggi sono piccoli ma accoglienti e diventano "il mezzo" con il quale uscire da una condizione economica effettivamente svantaggiata. Restituiscono alle persone una vita dignitosa anche sotto il profilo economico.





35 metri quadrati che regalano, ad anziani ed ex senzatetto, una nuova chance per ripartire e, a giovani studenti, l’opportunità di muovere i primi passi verso l’indipendenza.


Queste sono le realtà che ci piacciono e a cui MetrOfficine riserverà sempre lo spazio che meritano.


Con la speranza che fioriscano ancora più progetti che possano contribuire a migliorare la società e le condizioni di chi ne fa parte.


Un sentito ringraziamento

alla Rev. Faith Fowler, CCSS Executive Director per le sue preziose precisazioni.


107 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page